Sai dire no?

Emanuela Carla Marabini

Emanuela Carla Marabini

Tempo di lettura: 2 minuti

Se ce l’hai dentro, è meglio buttarlo fuori, dove c’è più spazio.
Puoi dirlo con gentilezza.
Un bel “no” è catartico.
E libera tutti.

Avevo 14 anni ed era la prima volta che andavo all’estero da sola, in Germania, per perfezionare la lingua, ospite di una famiglia tedesca.

I miei ci hanno allevato in modo spartano, soprattutto a tavola; a casa nostra si mangiava tutto quello che c’era nel piatto.

Così, quando Ursel, donna gentile e molto accogliente, mi servì quel budino di vino rosso, lo mangiai, senza lasciarne neppure un cucchiaino.

Era nauseabondo, probabilmente la “cosa” (non riesco a chiamarla “cibo”) più disgustosa che abbia mai mangiato in tutta vita, tanto che ne ricordo ancora il sapore, dopo tutti questi anni.

Ursel mi chiese se mi era piaciuto e io, che volevo essere gentile e ricambiare le sue cure e attenzioni, risposi “sì”.

Senza che me ne accorgessi, mi trovai la ciotola nuovamente piena e, con uno sforzo immenso, mangiai tutto, di nuovo.

Grande lezione. Mi dissi che, mai più, nella mia vita, avrei detto un “sì” al posto di un “no”.

Col cibo non mi successe più. Ho dei vividi ricordi di miei sorridenti ed educati “no”, davanti a commensali africani o asiatici, che mi offrivano generosamente quelle che, per loro, erano prelibatezze. 

Ricordo, ad esempio, quelle zampe di gallina che facevano capolino dal brodo a una cena di gala a Shanghai. Ho ben in mente quel mio sguardo implorante indirizzato al cameriere che, con grande disinvoltura, passò al commensale successivo. L’ho amato.

Tuttavia, con il “no”, ammetto di essermi distratta in qualche occasione decisamente più importante, pagandone (naturalmente) le conseguenze (e facendone tesoro).

Oggi riconosco di aver fatto, del “no” garbato, un’arte, anche grazie a tutto il tempo passato tra il Medio Oriente e il Nord Africa, dove mi sono addestrata al “no”, trovando, quando necessario, una mediazione che  lo rendesse universalmente accettabile.

Dire “no” in modo assertivo e, contemporaneamente, pacifico e rilassato, richiede, oltre alla consapevolezza di cosa si vuole, anche una buona dose di autostima.

Se pensi di volerti addestrare nell’arte del “no” costruttivo e, al tempo stesso, aumentare la tua autostima, per dire anche qualche bel “sì”, contattami per un primo colloquio gratuito.

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