Oggi, ricordati di ridere.

Emanuela Carla Marabini

Emanuela Carla Marabini

Tempo di lettura: 5 minuti

RIDERE FA BENE. BASTANO 5 MINUTI AL GIORNO, PERCHÈ DIVENTI UNA BUONA ABITUDINE; SCOPRI COME.

A 24 anni, per un singolare susseguirsi di eventi, l’azienda per la quale lavoravo mi mandò a coordinare un progetto in Olanda e Belgio. Così, per un anno, feci la pendolare tra l’Italia e il Nord Europa: una settimana lì e una qui.

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Alloggiavo sempre nello stesso hotel, in centro ad Amsterdam; ormai era diventato “casa” (ci sono passata davanti recentemente, guardandolo con un pizzico di piacevole nostalgia). Ero una ragazzina, allora, e ricordo gli sguardi di benevolenza del personale alla Reception che, quando arrivavo la sera tardi e c’era disponibilità, mi faceva l’upgrade in una bella suite, considerato che, ormai, ero quasi una di loro.

Era l’epoca degli yuppies e io facevo la mia parte, secondo le regole del gioco: viaggiavo molto e lavoravo moltissimo. E ricordo che mi piaceva un sacco.

Una sera tardi, appena arrivata con l’ultimo volo, decisamente molto, troppo, stanca, entrai in ascensore e, mentre pigiavo sul tasto del secondo piano, vidi il mio volto riflesso nello specchio che, implacabile, mi restituì la mia immagine mortificata dalle prime rughe ai lati degli occhi.

Confesso che, allora, fu un piccolo shock; immaginavo che fosse l’inizio di un invecchiamento precoce, rapido e progressivo.

Il giorno dopo, cercai conforto telefonando alla mamma che, probabilmente ridendo tra sé e sè, mi disse “Stai tranquilla, ogni età ha il suo lato bello”. Era la verità.

Vent’anni dopo, cioè all’età che aveva mia madre, quando le feci quella telefonata, guardandomi allo specchio, la memoria ritornò a quella sera in ascensore ad Amsterdam; sorrisi mentre realizzavo che c’era decisamente qualche ruga in più, e non solo ai lati degli occhi. Poi il sorriso si trasformò in una grande e sonora risata, nel notare che le rughe, tutte le rughe, andavano verso l’alto.

Considerai che, forse, quello era il risultato di una vita in cui avevo riso (e sorriso), molto più di quanto avessi pianto o messo il broncio, e non perché fossero mancate le occasioni.

Semplicemente, negli anni, avevo nutrito le mie giornate, per lo più in viaggio e solitarie, anche se affollate di gente, con massicce dosi di buonumore che, riconosco, mi ha sempre alleggerito il carico e mi ha spesso aiutato a sdrammatizzare situazioni, a volte così complesse o surreali, da lasciarmi la risata come migliore possibilità di salvezza, che mi consentiva di mettere a terra, prendere fiato, letteralmente, e recuperare energia per passare velocemente al piano B del momento.

Col tempo, ne ho fatto una virtuosa abitudine, tanto che a volte, come ora, mi sorprendo davanti al computer a sorridere, magari senza una specifica ragione. Poi mi ricordo di cosa succede alle rughe.

Ecco, già il solo fatto che ridere disegni naturalmente le rughe verso l’alto, potrebbe essere una buona ragione per ricordarsi di farlo più spesso.

E, in ogni caso, ridere fa un sacco di altre belle cose.

In tempi in cui le giovani generazioni, inclusa la mia, venivano educate a suon di “Il riso abbonda sulla bocca degli stolti”, l’ormai noto dottor Patch Adams (il Medico Clown), seppur inizialmente screditato per le sue idee, iniziò a rivoluzionare il comune modo di pensare, occupandosi dei suoi pazienti con le proprie competenze mediche, integrate da umorismo, divertimento e risate che, sosteneva, fossero taumaturgici ed economici strumenti di benessere fisico e mentale.

Per la verità, ci volle un po’ di tempo a sdoganare il suo pensiero, oggi confermato da studi e ricerche su scala mondiale; eppure le virtù del buonumore hanno origini antiche e Ippocrate stesso lo considerava un elisir di lunga vita.

Del magico (letteralmente) potere della risata, ci parla anche J.K. Rowling nella saga di Harry Potter, una raccolta di straordinarie metafore della vita, utili a grandi e piccini. Nel libro “Il prigioniero di Azkaban”, la Rowling racconta dei “Mollicci”, le nostre più grandi paure, quelle che noi stessi ci creiamo nella nostra mente e che, nel libro, possono essere superate grazie all’incantesimo “Riddikulus”, che le trasforma in situazioni divertenti.

Lascio a medici e scienziati le dissertazioni sui benefìci biochimici e fisici prodotti da risate ed allegria  e mi limito a raccontare quello che, nella mia esperienza, ho potuto notare in me e in altre persone che hanno integrato questa modalità nel proprio quotidiano.


Ridere
di gusto:

  • innanzitutto, crea buonumore che ha la capacità di moltiplicarsi velocemente e in modo esponenziale, estendendosi alle persone che ci stanno accanto, in un virtuoso processo di reazione a catena, che porta nel campo leggerezza e gioia;

  • facilita le relazioni interpersonali e la possibilità di fare nuove conoscenze;

  • alleggerisce il clima nell’ambiente lavorativo, soprattutto in condizioni di elevato stress, favorendo un buon lavoro di gruppo e il conseguente raggiungimento degli obiettivi;

  • ci aiuta ad alimentare un campo di resilienza, in situazioni di prolungate difficoltà, rendendole più sopportabili e per più tempo;

  • alleggerendo le tensioni e lo stress, in modo naturale, ci consente di dormire meglio e di svegliarci rigenerati e riposati;

  • ci permette di disidentificarci dai momenti di eccessiva tensione e di trovare soluzioni ai problemi con maggior lucidità e distacco;

  • ci aiuta a sdrammatizzare, quando commettiamo qualche errore e ad arrenderci al fatto che si tratta solo di esperienze sul nostro percorso di apprendimento e di vita;

  • ci aiuta a mantenere alto il morale, per attingere alla nostra motivazione, anche quando abbiamo fatto qualche scivolata;

  • lungi dall’allontanarci dalla sofferenza, che è sempre bene riconoscere, se e quando c’è, da uno stato di totale verità,  ci aiuta ad affrontarla e a superarla.

E come fare, se hai poca abitudine o attitudine a ridere?

Innanzitutto potresti scegliere di ricordarti di ridere, ad esempio utilizzando la foto di una bella risata come screensaver del tuo cellulare o del tuo computer; un moderno nodo al fazzoletto.

Già questo potrebbe suggerirti, quando scegli un film per svagarti, di optare per qualcosa che possa farti ridere, soprattutto se stai attraversando un periodo buio e difficile.

E poi, puoi allenarti 5 minuti al giorno, per far diventare tuo questo benefico e virtuoso comportamento, sperimentando questa tecnica per almeno un mese.

Me la insegnò Paru, un’amica che vive nel Marocco del Sud, in una bella proprietà con un grande giardino che si affaccia sulle prime dune del deserto, un luogo dove è facile ritrovare se stessi.

Ogni mattina, al risveglio, stiracchiati come fanno i gatti, muovendo ogni parte del corpo. Poi, ancora ad occhi chiusi, comincia a ridere di gusto, per almeno 5 minuti, senza interromperti. Sii totale e diventa quella risata.

Forse le prime volte ti sentirai in imbarazzo e farai un po’ di fatica, poi ti scioglierai e comincerai a ridere in modo pieno e spontaneo.

Serve solo qualche giorno per trasformare questa potente tecnica in una piacevole routine, che ti introdurrà alla tua giornata con animo leggero e con una buona dose di allegria e vitalità.

Ridi! Il buongiorno si vede dal mattino.

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